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TEMPI FERMI

Tempi Fermi i tempi degli uomini.  
Tempi Fermi i tempi delle feste.  
Tempi Fermi i tempi del sacro.
 
La ritualità, il tempo fermo per eccellenza, i gesti, i simboli, i culti, la fede che si tingono coi colori della passione. Nelle foto di Tempi Fermi ci sono i ritmi
dell'eterno rincorrere il presente, con le leggi del passato, per muovere il futuro.

I protagonisti delle fotografie di Tempi fermi sono gli uomini, coloro che non riescono a sconfiggere il tempo, ma che possono dominarlo, misurarlo, farne elemento sotterraneo delle proprie esistenze. Questi uomini non sono fermi, sono immersi nel mondo, ritratti mentre sono mossi dalle passioni e dalle convinzioni, dalla fede e dal divertimento. Uomini sorpresi a maneggiare ciò che di più prezioso hanno: il tempo, sì, ma anche i propri corpi, gli spazi dei luoghi che hanno plasmato e di cui sono forma vivente, i simboli che hanno ereditato e che stanno rendendo patrimonio. Le fotografie di Tempi Fermi si concentrano dunque sui corpi degli uomini, ma anche sulle statue, sugli ex voto e sugli strumenti musicali, sugli attrezzi penitenziali, sulle maschere e su molti altri elementi ricorrenti nelle feste di casa nostra. Non sono le immagini annotate con la macchina fotografica da un antropologo quelle di Tempi fermi. O meglio, la sensibilità antropologica è il punto da cui parte l’artista per fermare un universo simbolico che la semplice visione non riuscirà a mettere in ordine (così come le brevi schede, che uniscono teoria antropologica a suggestioni poetiche, a corredo di ogni contesto festivo), occorrerà provare a capire quel tempo, ascoltarne la cadenza devozionale, fare domande agli uomini che provano a dominarlo, ma  soprattutto a sé stessi.
Occorrerà chiedersi di fronte a tale potenza plastica: “Do io lo stesso valore al mio tempo?”  
Sbirciare come a Sud si rende sacro e profano il tempo aiuterà, chi vorrà farlo, a comprendere se ai nostri tempi affidiamo lo stesso compito, quello di infondere ritmo e senso ai giorni, a rendere sacro il quotidiano e trasformarlo in festa, farne celebrazione del piccolo mondo che decidiamo di custodire.

Testi a cura del dott. Simone Valitutto

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i vattienti di verbicaro

La natura umana del Vattiente che nel corpo racchiude un insieme polisemico di funzioni (penitenza, purificazione dell’anima e dello spazio, devozione, perpetuare un voto, rapportarsi alla comunità e alla divinità) può essere accostata a quella di Cristo che, fatto uomo e offrendo il suo sangue, racchiude nella sua morte molteplici significati salvifici. Il rituale è svolto la notte del giovedì santo. Solo interpretando la costruzione morfologica che dai movimenti ritmici (a tempo) dei corpi porta alle immagini ferme si riesce a raccontare l’eterno indicibile della Passione di Cristo.

Lotta e corsa per San Sebastiano

Lo stato intermedio tra sacro e profano è quello della prova, dei corpi in agone per il bene quotidiano il giorno di festa. I maschi di Salvitelle (SA) dimostrano la propria resistenza al santo martire, alla propria comunità, agli “stranieri” correndo, scalzi, partendo dal monte più alto del paese, a baciare la statua di San Sebastiano custodita in cappella e lottando, alla maniera dei greci e dei romani, dopo aver disinfettato le ferite nel vino. Il tempo della corsa, il tempo del saluto al santo, il tempo della lotta, il tempo che divide il sacro e il profano è veloce ed eterno.

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I serpari di san Domenico

A Cocullo (AQ), alla festa di San Domenico, i primi giorni di maggio, è esorcizzato il male passato, presente e futuro, l’incertezza dell’esistenza è addomesticata e resa innocua, il tempo da salvaguardare si annoda in centinaia di serpenti che legano gli uomini al santo. Attorcigliati alla statua di San Domenico, non stanno solo le serpi, ma un insieme, di difficile interpretazione, di simboli che solo i discendenti dei Marsi possono slegare.

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